Itinerario Via Cassia/Francigena

La via Cassia all’origine fu realizzata per collegare Roma con l’Etruria meridionale e Chiusi, ma successivamente venne ampliata, proseguendo per Arezzo, Firenze, Lucca fino a raggiungere la via costiera (via Aurelia). Essa fu impiantata nel II secolo a.C. e la sua costruzione è di dubbia attribuzione: o al console C. Cassius Longinus (171 a.C.) o al console L. Cassius Longinus Ravilla (125 a. C.). Nel territorio vetrallese attraversava le località delle Capannacce, di Campo Giordano, di Mazzacotto, di Foro Cassio, superava il Fosso di Noceguerra su un ponte (ancora in uso), proseguiva verso Capacqua, Pian di S. Martino e Quartuccio; sul Fosso di Ciavalletta si conserva un altro ponte pertinente forse ad un diverticolo che si staccava da Pian di S. Martino. In queste zone non sono state finora rinvenute tracce di presenze etrusche: ciò farebbe pensare che il tracciato non ricalchi il percorso di una più antica strada. Negli ultimi anni sono stati rinvenuti alcuni tratti in situs della via Cassia che evidenziano come il suo andamento mantenesse un orientamento rettilineo; la carreggiata presenta una larghezza costante di soli m 2,50 (escludendo le crepidini) e i margines che la delimitano, a tratti, hanno delle interruzioni per far spazio a piazzole di sosta laterali, atte a permettere l’incrocio dei veicoli che la percorrevano nei due sensi di marcia. Il lastricato pavimentale è in basoli di basalto e/o di lava leucita che sulla superficie mostrano i carriaggi (esito del passaggio di carri). I tratti in situ sono visitabili in diverse località tra cui Foro Cassio, ricchissima di evidenze di epoca romana, lungo il percorso antico si attesta la presenza di basoli divelti, molti dei quali sono stati riutilizzati nelle strutture rurali successive. A Pian di S. Martino il percorso antico ha andamento rettilineo con orientamento SSE-NNO per una lunghezza di m 110, pi piega verso Nord; in questa località a fianco alla strada sono stati riportati alla luce un tratto di acquedotto con conduttura in fistulae plumbee e un piccolo sepolcreto di tombe a fossa.

Nell’altomedioevo e dopo la conquista longobarda la via Cassia conservò la sua importanza come asse di collegamento tra l’Etruria Settentrionale e Roma assumendo la denominazione di strata beati Petri apostoli (nome con cui è menzionata nel Privilegio di Leone IV dell’853, in riferimento alla Botte), o di via francesca o francigena in quanto percorso privilegiato dai pellegrinaggi, mentre localmente viene forse chiamata semplicemente via strata.

L’importanza della Cassia/Francigena si evince non solo dalle fonti documentarie, ma anche, a volte esclusivamente, dall’analisi delle numerose tracce archeologiche disseminate lungo il suo percorso. Nel territorio di Vetralla, ad esempio, è evidente come alcune delle antiche ville di età imperiale abbiano continuato a vivere in età tardo antica e intorno ad esse si siano formati, durante l’altomedioevo, dei nuclei abitativi prevalentemente rupestri. E’ il caso delle ville disseminate sul pianoro del Casalino, non distanti dalla statio di Forum Cassii, che recano tracce di riuso in età tardo antica e che si affacciano sulla Valle Caiana, luogo in cui si svilupperà un insediamento rupestre, servito da una strada di fondovalle, che potrebbe rappresentarne l’evoluzione in un periodo di grande insicurezza.

Per la nascita e lo sviluppo della città di Vetralla è Valle Caiana il punto di riferimento principale con le sue dinamiche insediative: il sito è caratterizzato da un riuso generalizzato dalle preesistenti necropoli, dalla presenza di attività artigianali (testimoniate dalle fornace e dalle vasche in grotta) e di apparati per la sussistenza e la produttività (le fosse granarie e gli apiari). La posizione all’interno della valle e lungo il fosso rispecchia quelle che sono le caratteristiche degli insediamenti rupestri altomedievali: difendibilità garantita dalla posizione nascosta e non direttamente visibile dei tracciati viari principali, legame più o meno diretto con ville o grandi tenute situate sui pianori soprastanti.

Fonte: “Vetralla lungo la via Francigena” a cura di Davide Ghaleb Editore