Un importante itinerario del pellegrinaggio religioso è rappresentato dalla Via Francigena, una delle vie più importanti per l’Italia medievale, che nel tratto riguardante il territorio vetrallese è andata a ricalcare la consolare Cassia.
La Cassia, nonostante fosse stata tagliata proprio all’altezza di Vetralla dalla linea della frontiera longobardo-bizantina, sembra conservare tutta la sua importanza di asse di collegamento tra la Toscana e Roma per tutto il periodo altomedievale, durante il quale assume la denominazione di strata beati Petri apostoli o di via francesca o francigena in quanto asse privilegiato dai pellegrinaggi.
Conducendo a Roma un flusso costante di pellegrini di ogni luogo e di ogni nazione, questa strada maestra ha svolto e svolge tuttora un ruolo fondamentale nella integrazione dei popoli e nella costruzione dell’identità europea.
Sulla Via Francigena si verificarono in passato vari miracoli e si edificarono cattedrali e chiese: una tappa, riportata anche dalle fonti documentarie tra cui l’Itinerario di Sigerico” (990/994) arcivescovo di Canterbury, è situata sul sito di Foro Cassio a circa 1 km a NE di Vetralla, dove è possibile visitare i resti della chiesa campestre di S. Maria in Forcassi dedicata nel 1449 a Maria S.S. Annunziata per aver salvato Vetralla dalla peste che si abbatté in quel periodo su Roma.
Il Monastero Regina Pacis è situato sulla via Francigena in località Giardino, a ridosso del cimitero comunale. Il convento, edificato nel 1586, fu dimora dei Cappuccini fino al 1962; dal 1972 ospita una comunità di monache benedettine. Al suo interno si trova un elegante chiostro.
Adiacente alla Villa Comunale si estende il Monastero di clausura del Monte Carmelo (Viale D. Tardini, situato al Km 67 della S.S. Cassia). Inizialmente situato all’interno della Rocca di Vico, quando questa fu distrutta da un bombardamento aereo durante la Seconda Guerra Mondiale, venne trasferito nella villa dello scultore Pietro Canonica. Al centro dell’abside della chiesa si trovano le tombe del Cardinale Domenico Tardini, segretario di Stato di Papa Giovanni XXIII, e di Don Benedetto Baldi, primo fondatore del monastero.
La Villa Piatti – Canonica
Fu progettata alla fine dell’ottocento dall’Architetto Marcello Piacentini, ma l’aspetto originario è stato in parte modificato da un progressivo lavoro di adattamento a nuove esigenze, infatti oggi la Villa è sede del Monastero di Monte Carmelo. La forma architettonica è quella del Palazzetto signorile con piano rialzato, piano nobile e piano per la servitù, quest’ultimo ospitante le celle delle monache. Nel 1950, il Comune acquista dallo scultore Pietro Canonica il terreno denominato Villa Canonica, di 10.84 ettari; da allora la Villa passò, per permuta, alle monache mentre il Parco, con una serie di altri fabbricati di minor pregio, venne a costituire la “Villa Comunale” che attualmente ospita una serie di impianti sportivi ed alcuni importanti alberi monumentali, eredità dell’originale “Villa Canonica”. Allo scultore Pietro Canonica (Moncalieri (TO) 1869-Roma 1959) si deve la realizzazione del busto di Guglielmo Marconi e del Parco della Rimembranza con il Monumento ai Caduti: il monumento fu inaugurato il 17 maggio 1925 alla presenza del re Vittorio Emanuele III. La statua bronzea raffigura un fante che con una mano copre la bocca del fucile in segno di pace.
La Chiesa di S.Antonio Abate, sede della Parrocchia dei Ss.Filippo e Giacomo
A seguito del bombardamento del 1944, che colpì l’antica chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, vennero trasferite nella chiesa di S. Antonio Abate una serie di opere d’arte, lì originariamente conservate, ed il titolo si trasformò in quello attuale di Chiesa Parrocchiale dei SS. Filippo e Giacomo. La chiesa di S. Antonio, costruita nella prima metà del ‘500, conserva la decorazione dell’abside con S.Antonio Abate in trono e le figure di due santi, S. Lorenzo e S. Alberto degli Abati (Maestro Claudio Pittore, 1563), mentre il catino absidale è stato decorato intorno alla metà del ‘600, con la raffigurazione della Madonna del Popolo che protegge con il suo manto i fedeli.
La chiesa della Madonna della Folgore, situata nella cornice del bosco delle Valli (lungo la S.P. Blerana che conduce a Blera), è una piccola pieve mononave la cui fondazione è legata ad un episodio miracoloso: nell’agosto del 1955 un drappello di lancieri di Montebello, accampati nel bosco, durante un temporale si rifugiò sotto una grande quercia che venne colpita da un fulmine. Miracolosamente i soldati rimasero illesi e per questo resero grazie alla Vergine. Successivamente fu eretta un’edicola dedicata alla Madonna della Folgore, cui seguì la costruzione della chiesa consacrata nel 1967. Ogni anno nel mese di giugno si celebra la Vergine con una processione ed una magnifica infiorata allestita lungo il viale che conduce alla pieve.
Il Convento di S. Angelo sul Monte Fogliano, fondato in epoca longobarda, è inserito in un contesto boscoso, bucolico e tranquillo in cui la spiritualità del luogo e del culto dà occasione al visitatore di trascorrere una sosta piacevole e mistica; la struttura è inoltre attrezzata ad ospitare chi fosse interessato ad un temporaneo soggiorno meditativo presso il convento.
Le prime notizie della sua esistenza risalgono all’VIII sec. quando l’oratorio venne donato al monastero benedettino di Farfa (dai coniugi Cuntario e Occlivia: atto di obbligazione del 17 aprile 767) che vi trasferì un piccolo gruppo di frati che lo ingrandirono, ma è solo in un atto del 1187 che si ha per certa la sua localizzazione sul Monte Fogliano. Nel 1207 Innocenzo III stabilisce che i monaci debbano seguire la regola di S. Benedetto e, nel 1219, Onorio III concede ai frati di passare all’osservanza cistercense. Durante il periodo della “cattività avignonese” il cenobio viene abbandonato e il romitorio e la sua selva entrano in possesso della famiglia Di Vico.
Ai benedettini subentrarono i francescani i quali nel 1414, non sentendosi sicuri nel romitorio per via delle guerre e delle continue scorribande delle soldatesche, chiesero ed ottennero dal vescovo di Viterbo di potersi ritirare all’interno della città di Viterbo. Ben presto torna ad essere un romitorio nel quale si avvicendano trentotto eremiti fino al 1774 quando chiesa e convento vengono affidati a San Paolo della Croce, che scelse questo luogo come sua abituale residenza e come sede dei Padri Passionisti che tuttora vi dimorano.
All’interno della struttura si possono ammirare la cella del santo e alcuni dipinti raffiguranti “San Paolo abbracciato dal Crocifisso” e “Gesù povero che chiede l’elemosina al santo”. Dal XVIII secolo ad oggi l’intera struttura è stata ampliata, arricchita di opere pittoriche e più volte restaurata.
La strada che, tagliando il bosco, sale al convento durante la festività pasquale diventa una Via Crucis le cui stazioni sono situate sul lato destro della carreggiata inserite in edicole.
Infine, nei pressi del convento l’8 maggio di ogni anno avviene la celebrazione dello “Sposalizio dell’albero”, durante la quale viene rogato l’atto che ribadisce il possesso dei boschi di Monte Fogliano ai Vetrallesi come stabilito nel 1432 dalla Bolla “Exigit” di Papa Eugenio IV.
L’Eremo di S.Girolamo
A circa 1 km ad Est del Convento di Sant’Angelo si trova l’Eremo di S. Girolamo. Il suggestivo complesso eremitico, in gran parte scavato nella roccia viva, fu dimora di Fra Girolamo Gabrielli che, rampollo di una nobile famiglia senese, nel 1525 si ritirò in questo luogo in penitenza e ne fece la sua casa.
La dedica del romitorio , quindi s’ispira al nome del suo fondatore. L’eremo è scavato in un masso erratico dove vennero ricavati diversi ambienti: una piccola chiesa con sopra due camerette, un piccolo chiostro con cisterna, la stalla e la cantina. Il lavoro fu eseguito da mastro Foglietti di Canepina e fu ultimato in circa due anni. Nel 1527 l’eremita, però, subì un furto da parte delle truppe lanzichenecchi al seguito di Carlo V ed, a seguito di questo episodio, lasciò l’eremo. L’eremo venne, poi, occupato saltuariamente da altri eremiti.