Pietro Canonica (Moncalieri 1869- Roma 1959) scultore, pittore, musico, compositore, è stato uno dei più grandi scultori nel panorama internazionale del primo Novecento. Soggiornò per molti anni a Vetralla, facendo della piccola cittadina della Tuscia il suo buen retiro, luogo di riposo e di ispirazione. Accademico di San Luca, Accademico d’Italia e, dal 1950, Senatore a vita, Pietro Canonica realizzò opere per una miriade di committenti internazionali: Russia, Inghilterra, Olanda, Turchia, Iraq, Città del Vaticano, Colombia, Argentina hanno posseduto o possiedono tutt’oggi sue opere monumentali. Pur dimorando a Roma e ancora più spesso all’estero, Canonica si stabilì a Vetralla quando la figlia adottiva, Olga, alla quale era molto legato, sposò Flaminio Piatti, piemontese di Biella stabilitosi a Vetralla in quanto erede di una grande proprietà fondiaria. A Vetralla Canonica dona, rinunciando a qualsiasi compenso escluse le spese per i materiali, il Monumento ai Caduti, inaugurato da Re Vittorio Emanuele III il 17 maggio 1925 e il busto in bronzo di Guglielmo Marconi. Per tali gesti a favore della Città l’artista fu insignito della Cittadinanza onoraria. In questo periodo la comunità di Vetralla gli è molto riconoscente, lo glorifica, lo ammira. Quando Flaminio Piatti si trovò in difficoltà economiche, Canonica acquisì le sue proprietà, compresa la villa, progettata dell’architetto Marcello Piacentini, che dal 1928 diventerà la dimora vetrallese dell’artista. A Vetralla Canonica fa costruire uno studio e una fonderia (attuale sede della Pro Loco) dove realizza alcune sculture in bronzo fra i quali i monumenti a Faud I d’egitto, a Faysal, a Simon Bolivar e il gruppo di San Giovanni Bosco ora collocato in S. Pietro a Roma. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo scultore ripara a Vetralla, anche per sfuggire alle possibili rappresaglie nazifasciste in seguito alla sua attività diplomatica per la ricerca di una pace separata tra l’Italia e le forze Alleate. In questo periodo installa una radio clandestina e realizza numerosi dipinti di paesaggi vetrallesi. Nel 1946, l’abitazione dello scultore, in seguito alle molte pressioni da parte delle autorità civili e religiose, fu venduta per ospitare le Suore Carmelitane che dimoravano nel Monastero del Monte Carmelo, ubicato nella Rocca di Vetralla e totalmente distrutto dai bombardamenti angloamericani. Il 14 settembre 1947, “per incomprensione dei doveri che gli incombono quale cittadino onorario di Vetralla” a seguito della non concessione di un’area di sua proprietà per la costruzione del nuovo ospedale, gli viene revocata la Cittadinanza onoraria. Anche se questa revoca sarà in futuro, a sua volta, annullata, la fortuna dello scultore presso le istituzioni locali imbocca una china discendente. Canonica, tuttavia, continuerà a soggiornare a Vetralla, nell’abitazione ricavata al piano superiore dello studio, fino alla morte, per controllare la propria tenuta in località la “Carrozza”, ospitando illustri personaggi fra i quali, più volte, l’amico Luigi Einaudi che lo aveva nominato Senatore a Vita.
La produzione scultorea di Canonica
Nel 1932 viene commissionato a Canonica un grande monumento equestre di Faysal, allora Re dell’Iraq. L’opera fu così apprezzata da essere assunta dal Re come sua effigie ufficiale, riprodotta su francobolli e banconote del Paese mediorientale. L’originale in bronzo, fuso nella fonderia di Vetralla, venne distrutto durante la Rivoluzione Iraqena del 1958. In anni più recenti il monumento è stato sostituito con una copia ricavata, per la parte del cavallo, da un’altra opera, il cui prototipo in gesso è conservato al Museo Canonica di Villa Borghese a Roma. Il cavallo infatti ha la zampa anteriore destra alzata e non la sinistra come nell’originale. Per realizzare questa opera venne a posare a Vetralla lo stesso Re Faysal, testimonianza della fama guadagnata da Canonica al tempo. Nella fonderia vetrallese vengono realizzate anche le fusioni dei monumenti a Faud I d’Egitto, Simon Bolivar e José Figueroa Alcorta, presidente della Repubblica Argentina. Ad oggi, numerose opere di Canonica vengono attribuite al prolifico periodo vetrallese. Fra questi vi è il busto in gesso di Ismail Pascià, presentato proprio nella mostra del 2009 a Vetralla presso il Museo della Città e del Territorio; due terrecotte raffiguranti Medea e un ritratto donato dall’artista a Maddalena Bacocco. Le terrecotte, in particolare, rappresentano una testimonianza significativa della continua evoluzione stilistica di Canonica. Vetralla, fino agli anni ’60 del Novecento, era nota per la tradizionale lavorazione della terracotta all’interno delle grotte scavate nel tufo. Molti testimoni ricordano la passione dell’artista per tale lavorazione e, in particolare, per un artigiano, Agostino Paolocci, con il quale Canonica, uscendo dalla sua proprietà si intratteneva per ore.
Fonte: A. Natali, La gloria e l’oblio, Pietro Canonica a Vetralla, Davide Ghaleb Editore, Vetralla, 2018.